16. Screening oncologici prima e dopo il Covid 19: stato dell’arte, criticità, ostacoli e proposte

a cura di P. Mantellini, P. Falini, G. Gorini, F. Battisti e M. Zappa – Osservatorio nazionale screening

Abstract del capitolo:

Gli screening oncologici organizzati sono percorsi complessi di assistenza e si caratterizzano per l’applicazione di protocolli e procedure standardizzate rivolte alla popolazione sana in specifiche fasce di età. Lo screening mammografico e colorettale coprono la fascia di età dai 50 ai 69 anni (per lo screening colorettale sia uomini che donne) e quello del collo dell’utero coinvolge le donne dai 25 ai 64 anni di età. A causa della pandemia da Covid 19, vi è stata un’improvvisa interruzione di molte attività assistenziali, tra le quali anche le prestazioni di screening di primo livello (erogazione dei test di screening), mentre le prestazioni di secondo livello (approfondimenti diagnostici in caso di test di screening dubbio o sospetto) sono state invece oggetto di una nota di chiarimento da parte del Ministero che ne ha puntualizzato l’indifferibilità.

È noto che per i tumori oggetto di attività di prevenzione secondaria organizzata vi sono evidenze che la diagnosi precoce si associ a una riduzione della mortalità (e in alcuni casi anche dell’incidenza) e che i risultati clinici sono largamente dipendenti da una tempestiva gestione multiprofessionale del caso e che quindi la sospensione e i rallentamenti potrebbero avere un impatto importante sulla popolazione. La sospensione delle prestazioni di screening di primo livello si è verificata nei mesi di marzo e aprile 2020. A partire da maggio i programmi di screening sono stati riattivati, ma con tempistiche, intensità e modalità diverse fra le varie Regioni e all’interno della stessa Regione. A maggio 2020 la sfida che si presentava alle Regioni era prima di tutto recuperare quei cittadini che avevano subito una sospensione dell’invito programmato tenendo anche conto che per garantire le misure di sicurezza e di sanificazione i ritmi di invito e di erogazione degli esami di primo e secondo livello erano inevitabilmente rallentati. Fronteggiare questa sfida non era per niente scontato.

L’Osservatorio Nazionale Screening, organo tecnico di riferimento a supporto di Regioni e Ministero, ha accompagnato il processo di ripresa delle attività monitorando la velocità della ripartenza attraverso apposite e periodiche indagini. Sono stati prodotti 4 report di cui l’ultimo aggiornato al 31 maggio 2021: relativamente a questa ultima rilevazione si osserva, rispetto all’analogo periodo standard di riferimento stimato relativo al 2019, nel periodo gennaio 2020-maggio 2021 (quindi un totale di 17 mesi) sono stati effettuati complessivamente oltre 4.480.000 inviti e 2.790.000 test di screening in meno.  Anche se all’inizio del 2021 i ritardi osservati nel 2020 si sono mantenuti, è importante sottolineare che, dal confronto tra i vari periodi analizzati, i ritardi hanno registrato un andamento decrescente. I programmi di screening mammografico, cervicale e colorettale si attestano complessivamente su 4.8, 6.0 e 5.8 mesi standard di ritardo nella erogazione del test. Inoltre il numero di lesioni che potrebbero aver subito un ritardo diagnostico sono risultate pari a 3.558 carcinomi mammari, 3.504 lesioni cervicali CIN2+, 1.376 adenocarcinomi colorettali e 7.763 adenomi avanzati del colon-retto. Come per molte realtà assistenziali il problema critico degli screening sia prima che durante la pandemia è rappresentato dall’utilizzo appropriato delle risorse. Si deve disporre di personale dedicato e costantemente formato e si deve far riferimento a requisiti tecnico-organizzativo-professionali ben definiti. La mancanza di risorse sia in termini di unità di personale che in termini di corretta allocazione e una carente organizzazione sono il problema critico che affligge da sempre gli screening organizzati e che è forse più evidente nelle Regioni del Sud.  Inoltre, vi sono ancora elementi di arretratezza tecnologica non trascurabile.

I presupposti per “ripartire” dagli screening sembrerebbero esserci tutti a partire dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 che cerca di potenziare le linee di indirizzo già tracciate da anni.

Ci sono però anche incertezze che riguardano innanzitutto la volontà di ripartire a tutti i livelli, nazionale, regionale e aziendale. Volontà nel dare mandati chiari e trasparenti, volontà nell’allocare correttamente le risorse, volontà di riconoscere le competenze. E a proposito di competenza l’allocazione corretta delle risorse passa anche da lì: negli ultimi 20 anni sono andate mancando competenze organizzative e gestionali e queste sono un requisito imprescindibile per il corretto funzionamento di tutto il sistema. Senza competenze gestionali ed organizzative non saremo in grado di governare nemmeno le innovazioni tecnologiche che sembrano essere a portata di mano grazie al PNRR.

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14° Rapporto - Capitolo 16

Screening oncologici prima e dopo il Covid 19: stato dell’arte, criticità, ostacoli e proposte