14. Vaccinazioni nel paziente oncologico: non solo Covid -19
a cura di A. Lasagna, I. Cassaniti – Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo – Pavia; F. Baldanti e P. Pedrazzoli – Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo – Pavia, Università degli studi di Pavia; S. Cinieri – Ospedale Antonio Perrino – Brindisi, AIOM
Abstract del capitolo:
Le malattie prevenibili da vaccino (VPD) rappresentano ancora oggi un grave problema di natura sociosanitaria e alcune malattie infettive che impattano negativamente sulla prognosi dei pazienti con tumori solidi possono essere prevenute o contrastate efficacemente con i vaccini oggi disponibili. Nel corso di questo capitolo ci dedicheremo in modo particolare a COVID-19, influenza, malattia da pneumococco e Herpes Zoster.
La prevenzione dell’infezione e delle sequele da COVID-19 (Long COVID) è fondamentale per i pazienti oncologici e la vaccinazione è il metodo più efficace per raggiungere questo obiettivo. Come da documento condiviso da AIOM, CIPOMO e COMU la vaccinazione anti SARS-CoV-2 deve essere offerta a tutti i pazienti oncologici, sia in trattamento attivo che in corso di follow up, in assenza di controindicazioni. Gli studi pubblicati hanno dimostrato che, anche nella popolazione oncologica, i vaccini mRNA anti SARS-CoV-2 (BNT162b2 e mRNA-1273) sono efficaci nel ridurre il rischio di infezione severa e generalmente ben tollerati. Due dosi di vaccino mRNA si sono dimostrate efficaci nel ridurre le forme gravi di infezione da SARS-CoV-2 e la terza dose di vaccino mRNA (booster), ad almeno 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, aumenta la capacità di neutralizzare tutte le varianti finora note di SARS-CoV-2 rispetto alle due sole dosi.
Ogni anno in Italia circa 6 milioni di individui contraggono l’influenza. AIOM raccomanda fortemente l’utilizzo del vaccino sia nel paziente che nei familiari/caregivers vicini al paziente e ovviamente a tutto il personale sanitario. Il vaccino inattivato quadrivalente diretto contro 4 tipi di virus influenzali dovrebbe essere preferito per la più ampia protezione contro i ceppi di virus influenzali in circolazione. Ed è stato inoltre approvato il vaccino ad alto dosaggio in grado di garantire una maggiore risposta immunitaria anche nei soggetti con compromissione del sistema immunitario. La vaccinazione antinfluenzale può essere effettuata in qualsiasi momento di trattamento, anche in associazione ad altri vaccini, e va ripetuta ogni anno per la tendenza di tutti i virus influenzali a variare.
La vaccinazione anti-pneumococcica è raccomandata per i pazienti oncologici che si sottopongono a chemioterapia sistemica a causa della possibilità di immunodepressione e conseguente rischio di malattia da Streptococcus pneumoniae invasiva. L’incidenza di polmoniti acquisite in comunità (CAP) causate da questo batterio è alta nei pazienti oncologici, in particolare tra i pazienti affetti da neoplasie polmonari condizionandone anche la prognosi. Durante la pandemia da COVID-19, lo Streptococcus pneumoniae è stato dimostrato essere il patogeno coinfettante più comune in grado di peggiorare sensibilmente la funzionalità respiratoria dei pazienti e a sua volta la stessa infezione da COVID-19 è considerata uno dei fattori di rischio principali per la malattia pneumococcica invasiva. Ci sono attualmente due diversi tipi di vaccini anti-pneumococco: il vaccino pneumococcico coniugato 13-valente e il vaccino pneumococcico polisaccaridico 23-valente. La vaccinazione anti-pneumococco viene somministrata, secondo le attuali indicazioni, una sola volta nella vita e prevede due dosi: una prima dose di vaccino coniugato e una seconda di vaccino polisaccaridico a distanza di almeno 2 mesi.
Le complicanze da Herpes Zoster (HZ), quali nevralgia post-erpetica, vasculopatie, encefalite e la sindrome di Guillan-Barré, sono tipicamente più frequenti nei pazienti immunodepressi. HZ è oggi una malattia vaccino-prevenibile: nel luglio 2021, è stato infatti approvato un vaccino ricombinante adiuvato (RZV) in grado di stimolare la risposta immunitaria anche nei soggetti immunodepressi. Esperti di AIOM e di Malattie Infettive/Virologia stanno stilando le raccomandazioni sulla vaccinazione anti-HZ nei pazienti con tumori solidi. In linea generale, si ritiene che la vaccinazione anti HZ possa essere offerta, anche in funzione della prognosi, a tutti i pazienti oncologici in corso di quei trattamenti che causano un’importante riduzione delle difese immunitarie, con plurime comorbidità e nei soggetti di età > 65 anni;
Complessivamente le principali Società Scientifiche Nazionali ed Internazionali concordano sull’importanza delle vaccinazioni contro le VPD nei pazienti oncologici, sottolineando come i benefici delle vaccinazioni superino di gran lunga gli eventuali rischi.