23. Dispositivi medici e percorsi riabilitativi: stomia, prostatectomia, laringectostomia e cateterismo a intermittenza, un sistema riabilitativo da ripensare

Premessa

a cura di F. Diomede – F.A.V.O. / FINCOPP

Politicamente parlando, le Associazioni pazienti sono convinte che non sempre è possibile gestire la sanità pubblica in maniera contabile e che i Cittadini ed i Professionisti della salute dovrebbero essere i veri protagonisti del Servizio Sanitario nazionale e regionale (così come il periodo Coronavirus covid19 insegna), un sistema quello per la salute, nel quale tutti noi crediamo e che dobbiamo sostenere con vigore (n.d.r.: molte sono le nazioni che invidiano il modello italiano, Stati Uniti in primis), una sanità che va governata soprattutto a livello nazionale e, per ricaduta, a livello regionale, un sistema che va costantemente difeso dagli attacchi mediatici e dalle strumentalizzazioni politiche.

Socialmente parlando, esistono diversi elementi che incidono direttamente sul volontariato socio-sanitario e sui professionisti della salute (medici, infermieri, ostetriche, fisioterapisti, etc.). L’aumento della longevità comporta un maggior tempo di cura delle malattie croniche, la scienza tecnologica e quella farmaceutica realizzano farmaci sempre più efficaci e con minori effetti collaterali, macchinari e dispositivi medici sempre più innovativi (ma anche più costosi). I Cittadini legittimamente reclamano il diritto alla salute ed alla partecipazione “diretta” del sistema sanitario (Artt. 32 e 118 della Costituzione) nazionale e regionale, al benessere psico-fisico ed al benessere sessuale. A causa dell’aumento della povertà in Italia, in Europa e nel mondo, c’è una crescente difficoltà nel coniugare le risorse economiche disponibili e la spesa sanitaria globale, da ciò ne consegue che è innegabile che le esigenze finanziarie vanno tenute in debita considerazione, ma in sanità non tutto è possibile ridurre ad un atto contabile.

Per tali principali motivazioni è stato redatto il documento sottoesposto, che ha una natura sociale, economica, riabilitativa e di “pari opportunità”. Le Associazioni pazienti che si interessano delle problematiche sotto evidenziate, hanno chiesto al Governo Conte e alla Commissione AA.SS. della Camera dei Deputati (Audizione del 4 luglio 2019 – DDL 300 del 30 aprile 2018, a firma della Senatrice Boldrini, il DDL 1040 del 31 gennaio 2019, a firma della Senatrice Binetti – prima firmataria – e la PDL 1762 del 10 aprile 2019, a firma della Deputata Carnevali – prima firmataria) una maggiore attenzione verso le “cronicità, l’universo dell’incontinenza ed una più efficace gestione delle scellerate gare d’appalto” attivate per i dispositivi medici monouso. In seguito è stata presentata una ulteriore proposta di legge (n. 2022 presentata il 25 luglio 2019) a firma On. Marco Lacarra e On. Paolo Saiani.

Ringraziamo e ringrazieremo sempre tutti coloro che, politicamente parlando, recepiranno le nostre istanze sociali, poiché l’universo della politica è l’unico in grado di fornire risposte concrete alle esigenze della Cittadinanza, tanto che FINCOPP ed Aistom da oltre un ventennio stimolano le proposte di legge nazionali e regionali.

Qualità di vita

In ambito oncologico la malattia più frequentemente diagnosticata negli uomini è il tumore della prostata, seguita dai tumori del colon-retto e della vescica. Questi tre tipi di tumore rappresentano, nel complesso, circa il 60% di tutti i casi prevalenti.

Questi pazienti, quasi tutti oncologici, si possono, definire “speciali” perché, contrariamente ad altre patologie, per ottenere la “continenza” ed avere una qualità di vita quantomeno dignitosa, sono costretti, loro malgrado, ad utilizzare e richiedere alle AA.SS.LL. sacche, placche, cateteri, condom, pannoloni, traverse, cannule tracheali (in uso queste ultime per i laringectomizzati), prodotti per piaghe da decubito, ovvero articoli che, tecnicamente parlando, vengono definiti “dispositivi medici monouso”. Questa irreversibile condizione costringe tali pazienti a dover richiedere più volte l’anno (di solito ogni due mesi) i dispositivi medici prescritti dagli specialisti dell’Ospedale, di cui si avvalgono per l’intervento chirurgico o per la cura, o delle Aziende Sanitarie Locali.

Le disposizioni emanate sulle norme nazionali (LEA) vengono formulate dalla Commissione Nazionale LEA, che non sempre conosce approfonditamente le differenti problematiche e spesso sottovaluta il fatto che tali dispositivi siano soggetti a “gare d’appalto pubbliche”, con tentativi da parte delle Centrali di Acquisto ed ASL di consegnare ai pazienti monoprodotti, il cui unico requisito, con mille artefizi, risulta essere il prezzo più basso, con l’esclusione dei prodotti di qualità ed innovativi.

Alcune Centrali di Acquisto, nonché talune AA.SS.LL., ignorano e disattendono le norme imposte dai nuovi LEA, norme elaborate per riabilitare e reinserire nella Società Civile i pazienti colpiti da tali patologie, non per punirli rendendo loro la vita difficile fatta di burocrazia ed elemosina. Giova ricordare, in questa sede, che i nuovi LEA ed i piani oncologici regionali sanciscono l’obbligo di prendere in carico tali pazienti ed indirizzarli nei “Centri attivati ad hoc”. In sintesi, per il tumore al colon retto, alla prostata, alla vescica, alla laringe, etc., anziché sburocratizzare l’ottenimento e la consegna (ricetta dematerializzata e consegna domiciliare al paziente ove richiesta) dei dispositivi medici con l’attivazione in ogni territorio di Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA), previsti dalle Reti Oncologiche Regionali, con la presa in carico del paziente, si tende a consegnare loro i prodotti meno costosi, ignorando le reali necessità dei pazienti e il loro percorso riabilitativo. Infatti, spesso una stomia definitiva e/o l’asportazione della prostata o della vescica, comportano problematiche sessuali negli uomini (disfunzione erettile ed eiaculazione retrograda), nonché nelle donne stomizzate in età fertile (inseminazione artificiale per avere figli). Sarebbe invece auspicabile che tali strumenti riabilitativi, sanciti dalla normativa in vigore, venissero “realmente applicati” ed implementati a tutti i livelli Istituzionali, in modo da affrontare un nuovo approccio nel “gestire e vivere il proprio corpo”.

Nel terzo millennio, sulla governance socio-sanitaria le Associazioni pazienti hanno il diritto di far sentire la loro voce, anche perché sarebbe impensabile non tener conto del loro parere.

Altre interessanti discriminazioni tra le differenti disabilità per i soggetti di sesso maschile stomizzati, prostatectomizzati o cistectomizzati, sono i farmaci per la disfunzione erettile, tutti a pagamento per questi cittadini, ed i farmaci anti incontinenza per chi soffre di incontinenza urinaria.

Convivere con feci, urine, deiezioni e cattivi odori 24 ore su 24 ed in ogni condizione fisica e climatica, è cosa semplice a dirsi, ma non a farsi. Le principali tematiche che attanagliano tali persone sono: emarginazione sociale, mancanza di autostima, fondato rischio di perdita del posto di lavoro, mancata attuazione dei PDTA, burocrazia perenne negli Uffici protesi. Questo documento, dunque, intende far emergere proprio quegli aspetti meno conosciuti del problema.

I dispositivi medici per le persone stomizzate, così come per le persone che devono sottoporsi al cateterismo intermittente, dovrebbero essere considerati prodotti “salvavita” da non attribuire tramite gare d’appalto al prezzo più basso, poiché senza tali prodotti specifici questa tipologia di pazienti non può vivere. Gli stomizzati di entrambi i sessi, per lo più pazienti oncologici, sono per la stragrande maggioranza persone operate al colon retto e le Aziende di settore attestano che, tra stomie definitive e temporanee, l’1per mille della popolazione italiana è, o è stata, stomizzata. Ne consegue che, a parere dell’Aistom (Associazione Italiana Stomizzati), di FINCOPP (Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico), dell’Associazione Italiana Spina Bifida (AISBI), dell’Associazione Palinuro (Associazione Pazienti Liberi dalle neoplasie uroteliali) e dall’AIMAR (Associazione Italiana Malformazioni Ano-Rettali), questi dispositivi debbano essere stralciati dal decreto sblocca cantieri e dalla gestione del Garante della Concorrenza del Mercato, così come richiesto a gran voce al Presidente Conte dai presidenti delle Associazioni suindicate.

Le Associazioni pazienti coinvolte, in modo particolare l’Associazione Italiana Stomizzati e la Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico FINCOPP da sempre denunciano e combattono queste “Cattive Pratiche Istituzionali”. Le stesse Associazioni delle Associazioni, quali F.A.V.O. (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), hanno più volte stigmatizzato questo modus operandi.

Per le Associazioni pazienti interessante sarebbe un maggior coinvolgimento delle più importanti Società Scientifiche addette ai lavori, anche in ambito oncologico, quali ad esempio l’AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica). Su stomie ed incontinenza, interagiamo con la Società Italiana di Uro Dinamica (SIUD), la Fondazione Italiana Continenza (FIC) ed ultimamente la Società Italiana di Chirurgia ColoRettale (SICCR). Con tutte loro il rapporto è interattivo e paritetico. Infatti, più volte abbiamo interagito nei confronti delle Istituzioni ad ogni livello. Con gli Ordini professionali abbiamo stipulato “protocolli d’intesa” con la FNOPI (Ordine degli Infermieri), la FNOPO (Ordine delle Ostetriche), con le Associazioni AIFI (Fisioterapisti) e SIMITU (Associazione per i diritti dei pazienti affetti da ulcere cutanee).

I nuovi LEA sono regolamentati dal DPCM del 12 gennaio 2017, in G.U. n.65 del 18/3/17 in S.O. n.15 ed acquisto e distribuzione sono di competenza delle regioni, province autonome (Centrali Acquisto Regionali) ed ASL. Il Decreto salvaguarda le quantità delle protesi ottenibili e, per gli stomizzati indirettamente, è garantita la libera scelta del dispositivo medico più appropriato, anche se spesso assistiamo a tentativi di negazione e monopolio. L’Allegato 11, Art.1 comma 4, del DPCM 12 gennaio 2017 recita: “Per l’erogazione degli ausili per stomia di cui alla classe 09.18 del nomenclatore allegato 2 al presente decreto, le regioni adottano modalità di acquisto e di fornitura che garantiscano agli assistiti la possibilità di ricevere, secondo le indicazioni cliniche a cura del medico prescrittore, i prodotti inclusi nel repertorio più adeguati alle loro specifiche necessità e assicurano la funzione di rieducazione specifica”.

Questa indicazione per le persone stomizzate, rivendicata da Aistom sin dal lontano 1996 e riconosciuta sin dai tempi di Rosy Bindi ex Ministro della Salute (Lettera-Circolare del 5 agosto 1997, n.100/SCPS/3.9743. Oggetto: Nomenclatore della protesi. Aistom), ha l’obiettivo di fornire alle Centrali Acquisto ed alle ASL le indicazioni per la stesura dei capitolati di gara in materia di dispositivi medici, evitando, di fatto, il monopolio.

I Capitolati che non prevedono accordi quadro (multifornitore/multiaggiudicatario – tutti inclusi) e l’utilizzo e consegna di tutti i prodotti disponibili sul mercato, di fatto sono illegali perché non consentono la libera scelta e l’attivazione dei piani terapeutici. Libera scelta che non è un capriccio del paziente, del medico o dello specialista, ma una necessità di vita, inviolabile.

Per il catetere ad intermittenza rileviamo che va celermente ripensato nei nuovi Lea come prodotto “infungibile e salvavita”, poiché il catetere è un corpo estraneo che entra nell’organismo umano ed è impensabile consegnare ad un paraplegico o bambino con spina bifida un catetere differente da quello necessario e prescritto dallo specialista. Ma anche su questo si specula e in pochi sanno, o fanno finta di non sapere, che la non adeguata gestione vescicale può causare gravissime complicanze che possono condurre il paziente alla morte.

Aspetti burocratici

L’Azienda Sanitaria Locale (Direttore generale) è sempre responsabile di quanto accade nella gestione delle forniture e per ottenere i dispositivi medici bisogna presentare all’Ufficio Protesi la ricetta medica compilata da uno specialista del servizio sanitario nazionale (Nuovi LEA e Circolare del Ministero della Salute del 23/06/2017 – GAB 0006960 – P – 23/06/2017, a firma dell’ex Ministra Beatrice Lorenzin). Se autorizzati dalla Regione anche i medici di medicina generale, i pediatri ed i medici dei servizi territoriali possono prescrivere tali dispositivi. I dispositivi devono essere consegnati “quanto prima”, poiché questi pazienti senza di essi non possono svolgere gli atti quotidiani della vita. La prescrizione può essere valida sino a un anno e non serve il riconoscimento dell’invalidità civile. Per i neo stomizzati è prevista una maggiorazione numerica dei dispositivi medici del 50%, per sei mesi.

Ogni regione, provincia autonoma ed ASL è dotata di una propria organizzazione informatica e/o modulistica cartacea, che una volta compilata e consegnata, anche da remoto, consente all’Ufficio Protesi di autorizzare la consegna della fornitura dei dispositivi, che è del tutto gratuita.

Documentazione per ottenere i dispositivi

  • Ricetta medica compilata dal medico specialista A.S.L., Università, Ospedale, medico di base, pediatra o medici servizi territoriali (ove previsto), da consegnare all’Ufficio Protesi;
  • autocertificazione di residenza anagrafica (in carta libera). Per gran parte dei certificati è sufficiente una semplice dichiarazione firmata, che di fatto sostituisce certificati e atti notarili da presentare alla Pubblica Amministrazione. L’autocertificazione è possibile renderla anche su un comune foglio di carta, allegando la fotocopia del documento di identità;
  • fotocopia della cartella clinica e/o del cartellino di dimissione ospedaliera;
  • le ASL tramite i propri Uffici (protesi) autorizza la consegna:
    1. domiciliare/diretta (Azienda costruttrice/domicilio paziente);
    2. farmacie e sanitarie convenzionate;
    3. farmacia ospedaliera (il paziente o un familiare provvede al ritiro periodico)

L’andamento dei tumori in Italia

Nel 2019, si stima che gli italiani che vivono dopo una diagnosi di tumore (Fonte AIOM) siano circa 3 milioni e mezzo (3.460.025), equivalente al 5,3% dell’intera popolazione (un italiano su 19). Di queste persone, il 54% sono donne (1.870.906), cioè il 5,8% della intera popolazione femminile italiana. Sono oltre un milione e mezzo i maschi (1.589.119), pari al 46% del totale dei casi prevalenti e al 4,8% della popolazione maschile. Negli uomini, la malattia più frequentemente diagnosticata è risultata il tumore della prostata (471.108 casi), seguita dai tumori del colon-retto (250.969) e della vescica (219.001). Questi tre tipi di tumore rappresentano, nel complesso, circa il 60% di tutti i casi prevalenti.

Le stomie

a cura di A. D’Elia – UOS Chirurgia Generale e Coloproctologica ASST Ovest Milanese, UCP SICCR (Società Italiana di Chirurgia Colorettale), Legnano

La creazione di una stomia enterica rappresenta una necessità nel trattamento di patologie neoplastiche, infiammatorie, malformative e traumatiche che coinvolgono l’intestino, il retto e l’ano. Attualmente in Italia non esiste un registro dei pazienti portatori di stomia e non esistono studi o dati epidemiologici, che ne indichino l’esatto numero. Sarebbe viceversa di estrema importanza conoscere nei dettagli questi dati, sia in funzione delle patologie che ne sono state la causa, che della distribuzione dell’età delle persone che sono portatrici di stomia. I dati di riferimento attualmente fruibili, forniscono in modo indiretto una stima dell’entità della popolazione portatrice di stomie enteriche. In particolare per quanto riguarda la patologia neoplastica, che rappresenta la maggior causa di confezionamento di un’enterostomia, in Italia nel 2019 sono state oltre 49.000 le nuove diagnosi di tumore del colon-retto (27.000 negli uomini e 22.000 nelle donne). I tumori del colon-retto rappresentano la terza neoplasia negli uomini (14%) e la seconda nelle donne (12%). La possibilità di sviluppare un tumore del colon-retto nell’arco della vita e pari a 1/13 negli uomini e 1/21 nelle donne.

In Italia sono circa 481.000 le persone con pregressa diagnosi di tumore del colon- retto (16% negli uomini e 12% nelle donne) con una tendenza al progressivo incremento. In conseguenza della tendenza al decremento della mortalità osservata da ormai lungo periodo, dell’incremento dell’incidenza (con la sempre maggiore tendenza alla diagnosi precoce e alla diffusione dei programmi di screening di questi ultimi anni) e della sostanziale buona sopravvivenza (tendente al miglioramento) risulta sempre maggiore il numero delle persone che convivono con questo tipo di diagnosi.

La necessità del confezionamento di una stomia è legata all’impossibilità di ripristinare il normale transito per via naturale o perché la neoplasia interessa il retto nella sua porzione inferiore o perché risulta controindicata o non possibile l’anastomosi, cioè la ricongiunzione fra i margini del colon-retto dopo la rimozione del tratto interessato dalla neoplasia, o perché si è sviluppata come complicanza postoperatoria la deiscenza dell’anastomosi, o per proteggere temporaneamente l’anastomosi a rischio di deiscenza.

Lo sviluppo delle tecniche chirurgiche ha comportato una progressiva riduzione delle stomie definitive, in cui è impossibile la successiva chiusura ed il ripristino del normale transito intestinale. A fronte di ciò si è registrato un incremento delle stomie effettuate con intento temporaneo, che però in circa un terzo dei casi, per cause di varia natura, risultano poi essere definitive.

Un altro gruppo di patologie che con una rilevante frequenza possono portare al confezionamento di una stomia intestinale è rappresentato da patologie infiammatorie sia acute, come la diverticolite complicata da ascessi o perforazione intestinale, che croniche (rettocolite ulcerosa, morbo di Crohn, colite indeterminata).

La malattia diverticolare del colon è estremamente diffusa nella popolazione dei paesi occidentali, Italia compresa. Si stima che oltre la metà della popolazione di età superiore ai 60 anni sia portatrice di diverticolosi del colon. Nel 25% dei portatori di diverticolosi del colon si può manifestare una diverticolite, di cui si è osservata una progressiva riduzione dell’età media d’insorgenza. A loro volta il 12-25% delle diverticoliti si presentano in forma complicata con ascessi e perforazioni. Tali circostanze conducono nel 30% dei casi ad intervento chirurgico con possibile confezionamento di una colostomia.

In Italia è stato stimato che esistano fra 150000 e 200000 persone affette da malattie infiammatorie croniche intestinali, con una prevalenza di 100 ammalati per 100.000 abitanti per il morbo di Crohn e di 121 per 100.000 abitanti per la rettocolite ulcerosa. L’incidenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali si attesta sui 10,5 nuovi casi all’anno su 100.000 abitanti. L’incidenza annua di malati di malattia di Crohn che sono sottoposti a confezionamento di una stomia è di 1,9 casi su 100, mentre la percentuale di pazienti affetti da malattia di Crohn che sono portatori di una stomia definitiva è superiore al 10%. Il 25% circa dei pazienti affetti da rettocolite ulcerosa hanno nel corso della loro vita la necessità di essere sottoposti ad intervento chirurgico con possibile confezionamento di una stomia temporanea o definitiva.

Sebbene meno frequenti, ma non ultime per importanza sono le malformazioni ano-rettali che presentano un’incidenza di circa 1 caso ogni 5000 nascite. Anche in questo gruppo di patologie si rende spesso necessario il confezionamento di una colostomia, effettuata in epoca neonatale o a pochi mesi di vita.

L’Incontinenza e ritenzione urinaria neurologica

a cura di R. Carone – FIC (Fondazione Italiana per la Continenza)

Il tema della incontinenza e ritenzione urinaria nella popolazione dei pazienti affetti da patologie neurologiche è complesso ed enorme. Complesso, perché le disfunzioni urinarie che conseguono a qualsivoglia lesione neurologica rappresentano una patologia molto difficile sia dal punto di vista diagnostico / terapeutico sia perché sono causa di gravissime complicanze che incidono pesantemente sia sulla prognosi quoad valetudinem (gravi ripercussioni sulla qualità della vita) sia sulla prognosi quoad vitam (rischio di morte). Enorme, perché tutte le patologie neurologiche congenite (spina bifida ed altre malformazioni) ed acquisite (mielolesione, Parkinson, ictus, diabete etc) sono causa di gravi disfunzioni autonome soprattutto sul versante urinario (vescica neurologica) oltre che sul versante intestinale e genito-sessuale. Si ribadisce che la incontinenza e la ritenzione urinaria sono l’espressione clinica di una grave disfunzione neurogena a carico del basso apparato urinario (vescica neurologica) che, oltre a tali sintomi, può determinare gravissime ripercussioni sull’alto apparato urinario e quindi sulla funzione renale. La percentuale con la quale una patologia neurologica può determinare incontinenza o ritenzione urinaria si avvicina all’80% della popolazione per arrivare al 90-100% nelle persone con mielolesione (quasi tutti i paraplegici e tetraplegici presentano una vescica neurologica).

Le numerose, eterogenee e complesse disfunzioni urinarie neurologiche hanno consentito, negli ultimi decenni, il nucleo per lo sviluppo di una nuova branca super-specialistica della Urologia denominata “Neuro-Urologia”. La patologia della Vescica Neurologica che, sul piano clinico si presenta con incontinenza e ritenzione urinaria, va affrontata da specialisti del settore che afferiscono a questa disciplina medico-chirurgica. Tale specialità di avvale di strumenti diagnostici (video-urodinamica, test neuro-urofisiologici, endoscopia, etc.) e terapeutici (uro-riabilitazione, chirurgia neuro-urologica, impianto di neuromodulatori, impianto di protesi uretrali, sfinteri artificiali, etc.) molto complessi e sofisticati.

Vengono riportati alcuni dati che, per i motivi sopracitati (tutti i pazienti con patologia neurologica sono affetti o potenzialmente affetti da vescica neurologica), sono sicuramente sottodimensionati rispetto alla loro reale dimensione. Inoltre occorre segnalare che non esiste un registro delle persone affette da spina bifida, né da lesione midollare e tantomeno esistono dati disponibili sui pazienti affetti da vescica neurologica (NLUTD – disfunzioni del basso tratto urinario neurologiche) per altre patologie neurologiche anche molto diffuse (come ad esempio la neuropatia diabetica, le polineuropatie, le mieliti virali etc.) per cui è difficile stimare quante siano le persone affette da incontinenza/ritenzione urinaria di tipo neurologico.

In tale tabella riporto alcune stime che risultano certamente molto sottodimensionate.

Incontinenza - Tabella 01

Laringectomia

a cura di R. Persio – AILAR (Associazione Italiana Laringectomizzati)

A livello mondiale i tumori della faringe e della laringe rappresentano il 10% circa di tutte le neoplasie maligne negli uomini e il 4% nelle donne e in Italia si contano circa 5.000 nuovi casi l’anno di tumore della laringe tra gli uomini e 500 tra le donne. Relativamente ai tumori testa-collo, negli ultimi anni si è registrato un aumento dell’incidenza di tumori orofaringei nei giovani, è stato dimostrato che queste neoplasie non sono correlate con il consumo di alcol e di tabacco, ma con la presenza del virus HPV (Papilloma virus umano), lo stesso agente responsabile del cancro della cervice. Le sedi di origine più comuni del carcinoma a cellule squamose sono la corda vocale vera, l’epiglottide, il seno piriforme e l’area post-cricoidea.

Per quanto concerne la terapia, il trattamento di scelta dei tumori localmente avanzati può comprendere la chirurgia e/o la chemioterapia, mentre il trattamento radioterapico è di regola sempre indicato, o come alternativo alla chirurgia o come adiuvante alla stessa. In particolare, in presenza di un tumore della laringe avanzato, spesso si è costretti a eseguire la cosiddetta laringectomia (ossia l’asportazione completa dell’organo comprese le corde vocali).

In seguito alla laringectomia, la respirazione è resa possibile attraverso la tracheostomia, una pratica chirurgica che attraverso l’abboccamento della trachea alla base del collo consente il collegamento dei polmoni direttamente con l’aria esterna. È dunque importante proteggere lo stoma attraverso ausili (filtri stomali, bavaglini, dispositivi per il condizionamento dell’aria). Anche in assenza di laringe e corde vocali è possibile tornare a parlare utilizzando tecniche alternative di emissione del suono e grazie ad uno specifico addestramento (logoterapia) o all’impiego di speciali apparecchi (laringofoni, protesi fonatorie). Per questi malati, la terapia oncologica deve essere seguita da una fase riabilitativa, che includa logopedia e fisioterapia e sovente anche psicoterapia, per il recupero della parola e il ritorno alla vita.

Per i tumori del distretto testa-collo assume particolare rilevanza la presa in carico da parte di team multidisciplinari. Le evidenze dimostrano che i pazienti il cui trattamento è deciso e impostato nell’ambito di un gruppo multidisciplinare hanno una prognosi significativamente superiore rispetto ai pazienti trattati dal singolo specialista. La presenza di rappresentati dei pazienti nel percorso terapeutico e riabilitativo è un elemento che migliora significativamente l’esito del percorso di cura.

Il cateterismo intermittente

a cura di E. F. Agrò – UOSD Urologia Policlinico “Tor Vergata”, Roma

Il cateterismo ad intermittenza è un efficace e sicuro metodo per la gestione vescicale in pazienti affetti da vescica neurologica e ritenzione urinaria, garantendo nel lungo termine la preservazione della funzionalità dell’alto apparato urinario. Attualmente sono disponibili in commercio diversi tipi di cateteri monouso. Recenti reviews sono state condotte nel tentativo di fornire una guida clinica al cateterismo ad intermittenza (1,2), ma tutt’oggi tale argomento rimane controverso poiché non vi è evidenza su quali possano essere le caratteristiche dei cateteri che influenzano la scelta del paziente né sono stati individuati fattori utili al clinico che possano indirizzare e/o raccomandare una tipologia specifica di cateteri in base alle condizioni psico-fisiche del paziente. Di recente è stato validato un questionario specifico, “l’intermittent self-catheterization questionnaire” (ISC-Q) che consta di 4 domini (facilità d’uso, convenienza nell’utilizzo del catetere, discrezione e aspetti psicologici). Questo questionario valuta l’impatto sulla qualità di vita relativa all’uso del cateterismo ad intermittenza nei pazienti affetti da vescica neurologica con l’obiettivo di comprendere meglio aspetti fisici e psichici legati al cateterismo intermittente, aiutando sia le figure professionali che i pazienti ad ottimizzare la gestione vescicale nel lungo termine mediante auto-cateterismo (3). Studi in merito hanno evidenziato come il tempo di utilizzo del catetere sia un parametro che influenza significativamente la qualità della vita (4). I soggetti da poco tempo addestrati all’utilizzo del cateterismo riportano spesso reazioni iniziali di rifiuto oltre a difficoltà pratiche legate alla manualità, sensibilità nell’uso del presidio. In quali condizioni si sviluppi, nel tempo, un’accettazione del trattamento ed un’acquisizione della scelta individuale consapevole del presidio rimane, ad oggi, un aspetto che necessita di essere approfondito. Tuttavia, sulla base di quanto osservato fino ad ora appare inopportuno applicare il concetto del “one-size-fits-all”, cioè che un singolo prodotto possa soddisfare le esigenze di pazienti differenti per sesso, tipologia di condizione, manualità, condizione sociale. Una pluralità di scelta, piuttosto, aiuterà il singolo paziente a trovare il prodotto più confacente alla sua situazione, migliorando ed accelerando l’accettazione di una manovra così importante come il cateterismo intermittente.

Riferimenti bibliografici

  1. Prieto JA, Murphy C1, Moore KN, Fader MJ. Intermittent catheterisation for long-term bladder management (abridged cochrane review). NeurourolUrodyn. 2015 Sep;34(7):648-53. doi: 10.1002/nau.22792. Epub 2015 Jun 5.
  2. Bermingham SL, Hodgkinson S, Wright S, Hayter E, Spinks J, Pellowe C. Intermittent self catheterisation with hydrophilic, gel reservoir, and non-coated catheters: a systematic review and cost effectiveness analysis. BMJ. 2013 Jan 8;346:e8639. doi: 10.1136/bmj.e8639.
  3. Pinder B, Lloyd AJ, Elwick H, Denys P, Marley J, Bonniaud V. Development and psychometric validation of the intermittent self-catheterization questionnaire. ClinTher. 2012 Dec;34(12):2302-13. doi: 10.1016/j. clinthera.2012.10.006. Epub 2012 Nov 22.
  4. Shaw, C., Logan, K., Webber, I., Broome, L., & Samuel, S. Effect of clean intermittent self-catheterization on quality of life: a qualitative study. Journal of advanced nursing,(2008). 61(6), 641-650.

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12° Rapporto - Capitolo 23

Dispositivi medici e percorsi riabilitativi: stomia, prostatectomia, laringectostomia e cateterismo a intermittenza, un sistema riabilitativo da ripensare