20. Il ruolo dei pazienti nella ricerca traslazionale oncologica
a cura di N. Normanno – Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori “Fondazione Pascale”, IRCCS, Napoli e Società Italiana di Cancerologia (SIC), G. Baldassarre – Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (CRO), IRCCS, Aviano e Società Italiana di Cancerologia (SIC), M. D’Incalci – Humanitas University e Humanitas Research Hospital IRCCS, Rozzano (MI) e Società Italiana di Cancerologia (SIC)
Abstract del capitolo:
I pazienti possono svolgere un ruolo da protagonisti nel contribuire ad identificare i principali obiettivi di ricerca e nel rimuovere gli ostacoli che rallentano ed in alcuni casi bloccano la loro applicazione clinica. Un esempio importante è quello degli studi genetici e molecolari utili per identificare biomarcatori per l’utilizzo di terapie mirate. Per poter scoprire biomarcatori che consentano una sempre maggiore personalizzazione delle terapie, è spesso necessario effettuare analisi di profilazione genomica estese a centinaia o anche a migliaia di geni sui campioni biologici prelevati dai pazienti. L’esecuzione di questi test può accidentalmente rivelare possibili mutazioni della linea germinale, potenzialmente associate al rischio di sviluppare il cancro o altre patologie. Laddove questa informazione potrebbe non essere rilevante per il paziente già affetto da cancro, essa potrebbe avere importanti ricadute sui familiari. Inoltre, il progresso delle conoscenze potrebbe richiedere analisi successive dei campioni biologici che non era stato possibile ipotizzare al momento in cui la ricerca è stata ideata.
Tutte queste possibili implicazioni della ricerca traslazionale devono essere accuratamente spiegate nelle informative ai pazienti prima della firma del consenso informato. Tuttavia, il linguaggio utilizzato dai ricercatori è molto spesso estremamente tecnico e poco comprensibile per i pazienti.
Importanti limitazioni sono state poi poste dal Garante della Privacy all’utilizzo di campioni biologici a fini di ricerca, determinando enormi difficoltà nell’esecuzione di studi retrospettivi.
In questo ambito, sarebbe auspicabile una forte collaborazione tra ricercatori ed associazioni di pazienti, per arrivare alla formulazione di norme che tutelino la privacy del paziente e garantiscano il suo diritto a partecipare ai progetti di ricerca, anche utilizzando un linguaggio rivolto ai non addetti ai lavori, ma che favoriscano anche lo sviluppo della ricerca traslazionale sui campioni messi volontariamente a disposizione da parte dei pazienti oncologici.