14. Criticità delle liste di attesa per i tumori rari emato-oncologici: proposte correttive

a cura di M. Vignetti – Fondazione GIMEMA Franco Mandelli ONLUS e AOU Policlinico Umberto I, Università Sapienza di Roma

Abstract del capitolo:

Recentemente, il problema delle liste di attesa per le visite specialistiche ambulatoriali è stato illustrato nel Sole 24 Ore Sanità del 24 marzo 2023. Si tratta ovviamente di un rapporto complessivo che tiene conto di tutte le richieste di visita specialistica, non limitato quindi a quelle emato-oncologiche ed in particolare ai tumori rari ematologici, tratto da dati pubblicati da Agenas ed elaborati dall’Osservatorio Salutequità, con particolare riferimento alle differenze tra il numero di visite pre e post-pandemia. Tuttavia, si possono trarre alcune indicazioni utili anche all’ambito emato-oncologico. A tal riguardo occorre considerare:

– i dati Istat, che certificano come la necessità di ricorrere ad una sanità privata per colmare il divario tra richiesta e tempi di attesa sia in incremento;

– i dati Agenas, con il numero totale di visite specialistiche erogate in meno rispetto al periodo pre-pandemia (circa 8 milioni di visite, tra prime visite e visite di controllo, in meno – 16%-17%);

– la differenza significativa tra Regioni, laddove in una Regione addirittura i volumi sono stati recuperati completamente, mentre in altre abbiamo ritardi che oscillano fino al 40-50% in meno, con 12 regioni che sono al di sotto della media nazionale;

– il problema dell’innovazione tecnologica legata “…ai sistemi di prenotazione elettronica e alle modalità con cui questi sistemi vengono impiegati.

Infine, non si può affrontare la problematica delle liste di attesa senza citare altri punti critici:

– L’attività intramoenia, che in diversi casi è stata considerata una modalità utile alla riduzione delle liste di attesa – e spesso è stata utilizzata come indice di un funzionamento non sano dell’organizzazione sanitaria, laddove la lista di attesa nel SSN è altissima mentre nell’attività libero-professionale intramoenia è bassa o nulla;

– La modalità di identificazione delle urgenze sulla richiesta da parte del medico di famiglia, essenzialmente sulla prima visita, che prevede un canale che consente l’erogazione entro 72 ore dalla richiesta – e che dovrebbe quindi salvaguardare ogni caso veramente urgente;

– La riduzione del numero di medici specialisti a all’interno delle strutture del SSN che, ovviamente, contribuisce a ridurre “l’offerta” e quindi ad allungare i tempi di attesa.

Se applichiamo tutto questo a malattie quali leucemie acute, linfomi, mielomi e altre patologie più rare che possono portare a perdere un paziente nel giro di giorni, se non di ore, e nelle quali una diagnosi non esatta e tempestiva può compromettere l’esito del trattamento, l’idea che una richiesta di visita specialistica – in particolare di una prima visita – possa richiedere una lista d’attesa di giorni, o addirittura di settimane, è assolutamente improponibile, sia dal punto di vista medico, che dal punto di vista psicologico.

Tutto ciò richiede un ripensamento del disegno attuale del meccanismo delle prenotazioni delle visite specialistiche, sulla base del riconoscimento della complessità delle diverse esigenze dei diversi percorsi specialistici in Medicina – oltre che con l’integrazione efficiente di diverse specialità, poiché l’ematologo ha poi bisogno del laboratorio, della diagnostica per immagini, del chirurgo… e tutto questo sempre in tempi coerenti con l’urgenza richiesta da una patologia emato-oncologica sia della fase di diagnosi che in quella di trattamento e monitoraggio della risposta.

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15° Rapporto - Capitolo 14

Criticità delle liste di attesa per i tumori rari emato-oncologici: proposte correttive