13. Attività fisica e cancro: quali raccomandazioni?
a cura di F. Traclò – F.A.V.O., S. Cinieri, F. Montemurro, E. Stroppa, M. Di Maio – AIOM
Abstract del capitolo:
Dal punto di vista epidemiologico, numerosi studi in letteratura hanno documentato l’associazione tra l’attività fisica e una riduzione dell’incidenza di vari tipi di tumori. L’attività fisica non è importante solo in termini di prevenzione primaria, ma anche in termini di prevenzione terziaria, quindi per i pazienti che abbiano già ricevuto diagnosi di tumore e nei quali l’attività fisica può avere diversi effetti positivi, non solo in termini di qualità di vita e di aderenza alle terapie, ma anche in termini di rischi di recidiva per le persone trattate con intento radicale guaritivo. I meccanismi che contribuiscono a determinare i benefici legati all’esercizio fisico sono molteplici e non completamente compresi. L’esercizio fisico è in grado di svolgere la sua azione agendo direttamente sui principali sistemi di controllo implicati nello sviluppo della patologia neoplastica oltre che a livello del sistema nervoso centrale, migliorando la percezione del benessere, riducendo l’eventuale stato depressivo e favorendo alcuni comportamenti salutari.
Il 3 novembre 2021 è stato adottato, con Accordo Stato-Regioni, il documento recante le “Linee di indirizzo sull’attività fisica. Revisione delle raccomandazioni per le differenti fasce d’età e situazioni fisiologiche e nuove raccomandazioni per specifiche patologie”, redatto dal Tavolo di lavoro del Ministero della Salute per la promozione dell’attività fisica e la tutela della salute nelle attività sportive, con la partecipazione dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) tra i diversi Enti coinvolti [https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3285_allegato.pdf].
Come raccomandato nel documento, prima di iniziare il programma di attività fisica, le persone con neoplasie devono essere valutate da un team multi-professionale (oncologo o onco-ematologo, medico di medicina dello sport e dell’esercizio fisico, cardiologo, fisiatra, fisioterapista) al fine di consigliare il programma di attività fisica più adatta al paziente, evidenziare possibili controindicazioni all’esecuzione di alcune tipologie di attività, nonché definire gli obiettivi clinici che si vogliono raggiungere. È importante che il programma di attività fisica sia personalizzato sulla base del tipo di neoplasia, dello stadio clinico della stessa, delle condizioni e caratteristiche delle persone con neoplasie e di eventuali terapie farmacologiche in atto. Anche il medico di
medicina generale (MMG) può avere un ruolo molto importante, sia per motivare i pazienti a una graduale ripresa di uno stile di vita attivo dopo il periodo traumatico della diagnosi e dei trattamenti più intensivi, sia per sensibilizzare i familiari affinché anch’essi facilitino la ripresa dell’attività motoria e supportino i pazienti che seguono un programma di esercizi, sia per orientarli ad un programma specifico, interagendo con altri specialisti. Naturalmente, è opportuno che sia facilitata la conoscenza da parte dei pazienti delle opportunità offerte dai servizi presenti sul territorio per praticare attività fisica, specie in contesti socializzanti e motivanti. Anche in caso di ritorno al lavoro, i pazienti possono teoricamente beneficiare (anche in questo caso previa accurata valutazione clinica) di eventuali programmi di promozione dell’attività fisica messi in atto nei luoghi di lavoro.
In conclusione, sono molte le evidenze a sostegno dell’importanza dell’attività fisica per i pazienti oncologici. È importante che la comunicazione tra operatori sanitari e pazienti non si limiti agli aspetti tecnici relativi ai trattamenti e agli esami diagnostici, ma dedichi adeguato tempo alla promozione degli stili di vita e dei comportamenti salutari, ad esempio promuovendo un’alimentazione sana e un adeguato esercizio fisico. Questo può tradursi in importanti ripercussioni positive sulla prognosi, sulla qualità di vita e sul benessere complessivo dei pazienti.