3. La qualità di presa in carico e dei percorsi di cura in oncologia come investimento: tra sostenibilità e appropriatezza

a cura di P. Varese – F.A.V.O., A. Sapino – Università di Torino, IRCCS Candiolo, SIAPEC, G. Minetti, C. Sasso – ASLAL

Abstract del capitolo:

La definizione dei criteri di appropriatezza in oncologia in genere si basa su dati di letteratura e linee guida e introduce criteri di confronto tra gli esiti dei vari sistemi regionali. L’obiettivo è sempre di raggiungere un globale miglioramento degli standard assistenziali ma anche un migliore utilizzo delle risorse, che non necessariamente significa un risparmio, ma che, anzi, potrebbe implicare aumento dei costi, quando si rendono necessari provvedimenti diagnostici e terapeutici ad elevata complessità. Esiste insomma anche una inappropriatezza per difetto se il paziente non riceve il migliore trattamento per il suo caso.

È pertanto fondamentale che l’utilizzo delle risorse sia facilitato dalla condivisione di responsabilità delle varie figure tecniche e professionali, attuando una razionalizzazione efficace degli impegni necessari a raggiungere gli obiettivi. Il SSN si salverà se tutte le migliori competenze, in qualsiasi settore, verranno chiamate a far parte del rinnovato sistema di erogazione delle prestazioni.

Nell’immaginario collettivo, ogni volta che si parla di “appropriatezza”, la traduzione adottata è “tagli delle prestazioni”. FAVO preferisce definirla: “dare quello che serve a chi ne ha bisogno”. Il che implica inevitabilmente che non si può dare tutto, a tutti, in modo consumistico. Per questo preferiamo parlare di percorso per patologia e non di sommatoria di prestazioni.

In questo contesto, solo l’investimento sulla competenza, a tutti i livelli, può rappresentare l’unica strada per rendere competitiva e sostenibile la sanità pubblica, che deve imparare, forse, a essere più “imprenditrice di se stessa” ridando fiducia e visione di prospettiva a tutti quegli operatori che, malgrado mille difficoltà, in essa credono e che, purtroppo, possono anche perdere la vita durante il proprio servizio per i malati.